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IL MALI     


Siate discreti e attenti viaggiatori e non irriverenti e affrettati turisti.

Osservate, senza scalfire, tradizioni, stili di vita, saperi.

Rispetto è amore per il popolo che vi accoglie con naturalezza, garbo, serenità.






Il Mali si trova nella parte settentrionale dell’Africa occidentale e senza sbocchi sul mare.
E’ paragonabile per dimensioni al Sud Africa, più di quattro volte l’Italia.
Le frontiere del Mali lambiscono sette stati: l’ Algeria a nord e nord-est, il Niger ad est, il Burkina Faso a sud-est, la Costa d’Avorio a sud, la Guinea a sud-ovest, il Senegal e la Mauritania a ovest.
Il Mali possiede una storia ricca. E’ stato sede di tre grandi imperi: l’Impero del Ghana (III secolo), l’Impero del Mali e l’Impero Songhai fino all’invasione del Marocco nel XVI secolo.
Nel XIV secolo Timbuctu rappresentava uno dei più prestigiosi centri mondiali per l’istruzione e la cultura.
Nel 1864 i francesi cominciarono a colonizzare il territorio e nel 1895 venne integrato nell’Africa Occidentale Francese con il nome di Sudan francese.
La Repubblica Sudanese e il Senegal ottennero l’indipendenza dalla Francia nel 1960 con il nome di Federazione del Mali. Alcuni mesi dopo il Senegal si separò e la Repubblica Sudanese prese il nome di Mali (in lingua Malinkè e Bamana significa “ippopotamoâ€).
Il presidente attuale del paese è Amadou Toumani Touré eletto nel 2002.



GEOGRAFIA

Il territorio del Mali, per lo più pianeggiante è diviso in due: il nord caratterizzato dal deserto (Sahara), e il sud coperto dalla savana.
Il territorio del Mali comprende tre zone naturali: le regioni del sud coltivate, il Sahel nella zona centrale semiarida, e il nord arido in pieno Sahara. Le regioni meridionali sono prevalentemente coperte da savane e il terreno è pianeggiante. Nel nord diviene leggermente ondulato, e l’altipiano si snoda tra i 200 e i 500 metri di altezza sul livello del mare. Ci sono colline aspre nel nord-est con altezze fino ai 1.000 metri. Il deserto e le regioni semi-aride coprono circa il 65 per cento della superficie del paese. Da un punto di vista altimetrico il punto più basso è lungo il fiume Senegal (23 m) e il suo punto più alto è Hombori Tondo (1.155 m).
Fra il deserto e il fiume (Niger) c’è il Sahel (pianure coperte da squallida boscaglia e alberelli resistenti al clima arido).
Il termine Sahel trae origine dalla parola araba, sāhil, che indica la "riva del mare", ed è pertanto stato usato per designare regioni costiere, soprattutto in Nordafrica. Il territorio del Sahel consiste, prevalentemente, in deserto e si estende dall'Oceano Atlantico fino al Corno d'Africa, passando dagli stati dell'Africa Centro Settentrionale quali: Mauritania, Mali, Burkina Faso, Niger, Ciad, Sudan. Il Sahel, nel corso della storia, è stata la terra in cui si sono sviluppati alcuni dei più avanzati e potenti regni del continente africano, indicati spesso come “regni sahelianiâ€. Il Sahel è un'area ad alto tasso di desertificazione. Le popolazioni che abitano il Sahel si trovano a fronteggiare le emergenze alimentari connesse all'approvvigionamento idrico della zona, molto carente a causa della perenne siccità. La principale causa dell'elevato rischio di desertificazione è la costante penuria d'acqua, per cui la terra, completamente secca, erosa e mossa dal vento, si trasforma in sabbia, ma anche l'opera dell'uomo con le sue coltivazioni intensive ha contribuito al fenomeno.
Per Africa subsahariana si intende la parte del continente africano situata a sud del Deserto del Sahara. Alcuni considerano il Sahel come facente parte dell'area geografico-culturale del Sahara, e quindi escludono questa fascia dall'Africa subsahariana propriamente detta. L'Africa subsahariana viene talvolta indicata anche come Africa nera; questa espressione, diffusa in passato, è oggi considerata desueta e impropria.
A ovest di Bamako (capitale) troviamo i monti Manding (500/1000 m.) e la Falesia di Bandiagara (roccia sedimentaria che si eleva per circa 600 metri) che si estende per circa 200 Km. da sud verso nordest (verso Mopti) che interrompono il carattere pianeggiante del paese. Altre formazioni montuose sono l’Hombori (m. 1.155), a est, e le montagne Adrar des Iforhas che fiancheggiano i lati dell’antica rotta trans – sahariana.
Bamako (1.690.000 abitanti) è la capitale e la città più popolosa del Mali. Sorge sul Niger, è un buon porto fluviale ed è il principale centro amministrativo e commerciale del Mali. È scalo aereo internazionale. Bamako è abitata sin dal paleolitico, anche se la leggendaria fondazione è fissata nel XVI secolo. Bamako, in origine Bammako («stagno del caimano» in lingua Bambara) sarebbe stata fondata verso la fine del XVI secolo dai Nairé anticamente chiamati Niakate, che erano Sarakollé. Niaréla è uno dei quartieri più antichi di Bamako. La città fu un importante centro commerciale nonché principale centro dell'insegnamento dell'Islam, sotto l'impero del Mali, ma entrò in declino nel XIX secolo. Alla fine del XIX secolo Bamako è un grosso villaggio fortificato di 600 abitanti, quando nel 1883, i francesi la conquistarono. Nel 1904, viene inaugurata la linea ferroviaria Dakar-Niger. Nel 1908 Bamako diventa capitale del Sudan francese. Il 22 settembre 1960 è proclamata l'indipendenza del Mali e Bamako diventa capitale della nuova repubblica. In base alla costituzione del 1992, il Mali è una repubblica parlamentare, con regime semipresidenziale. Il Capo dello Stato, che nomina il primo ministro, viene eletto a suffragio universale diretto con mandato quinquennale. L'Assemblea Nazionale (160 membri eletti ogni 5 anni, di cui 13 eletti dai maliani residenti all'estero) detiene il potere legislativo e il controllo sul governo. La pena di morte è stata sospesa nel 2002.
Il Mali è suddiviso in 8 regioni, più il distretto della capitale: GAO, KAYES, KIDAL, KOULIKORO, MOPTI, SÉGOU, SIKASSO, TOMBOUCTOU, BAMAKO.



FIUMI

Il grande fiume dell’Africa occidentale è il Niger. E’ la linfa vitale del Mali, una fonte di cibo, di acqua e mezzo di trasporto. Nasce al confine tra Guinea e Sierra Leone e con un corso a forma di mezzaluna attraversa il Mali, il Niger, costeggia il Benin, attraversa la Nigeria e sfocia infine nel Golfo di Guinea con un amplissimo delta chiamato delta del Niger o Oil Rivers. E’ inoltre il terzo fiume più lungo d'Africa, dopo il Nilo e il Congo. Il suo affluente principale è il fiume Benue (Bani). Il fiume Senegal è un fiume dell'Africa Occidentale. Nasce dalla confluenza del Bafing e del Bakoye, presso Bafoulabé (Mali). Procede prima verso nord-ovest e poi verso sud-ovest, sfociando nell'Oceano Atlantico. Il suo corso segna il confine fra Senegal e Mauritania.



CLIMA

Il clima del Mali varia da subtropicale a sud, ad arido del nord. Il clima è prevalentemente arido, con 4-5 mesi di stagione piovosa. Le temperature variano dai 13° C ai 45° C. I mesi più secchi sono dicembre e gennaio, solitamente privi di precipitazioni e il più piovoso è agosto. La maggior parte del paese riceve scarse precipitazioni, e la siccità è un problema ricorrente. Inondazioni del fiume Niger si verificano regolarmente durante la stagione delle piogge (generalmente tra giugno/settembre). Il sessantacinque percento del Mali è desertico o semi-arido. Secondo le stime, del 1998, solo il 3,8 percento può essere classificato come seminativo, e meno dello 0,1 percento presenta coltivazioni permanenti. Il Mali deve affrontare numerose sfide ambientali, tra cui la desertificazione, la deforestazione, l'erosione del suolo, la siccità, e l’insufficiente approvvigionamento di acqua potabile. Quello della deforestazione è individuabile come uno dei problemi più gravi. Secondo il Ministero dell'ambiente e dei trasporti, la popolazione del Mali consuma 6 milioni di tonnellate di legno l'anno per usi diversi. Per far fronte a questa richiesta, 400.000 ettari di copertura vegetale vengono persi ogni anno, praticamente una regione vasta come il Molise, che aggrava la sostenibilità ambientale delle aree semidesertiche e di savana che vedono l’avanzata del Sahara.



ECONOMIA e RISORSE

I tre maggiori settori di produzione economica sono l’allevamento, la produzione del cotone e l’estrazione dell’oro. Risorse naturali sono bauxite, rame, diamanti, oro, gesso, ferro, caolino, calcare, litio, manganese, fosfati, sale, argento, uranio e zinco, ma non tutti i depositi sono sfruttati economicamente, e alcuni di essi non sono commercialmente redditizi. L’economia del paese ha subito un lieve incremento col turismo, (grazie alle moschee in stile sudanese, alla famosissima città di Tombouctou - o Timbuctu - e al deserto, situato nel nord del paese) e da quando ha ospitato la Coppa Africana delle Nazioni (nel 2002). L'economia è prevalentemente agricola e i raccolti dipendono quasi interamente dalle piogge, dall'irrigazione e dalle piene stagionali del Niger e dei suoi affluenti.
La coltivazione di generi destinati al fabbisogno alimentare occupa circa l'86% della popolazione attiva; le colture principali sono il miglio, il riso, il sorgo, il mais, le arachidi, il cotone e la canna da zucchero. La quasi totalità della popolazione attiva è occupata nell'agricoltura (46%), tuttavia il terreno arabile e le colture arborescenti ricoprono meno del 2% del territorio. Oltre che per la scarsità di buoni terreni, il livello produttivo è generalmente molto basso per la piovosità insufficiente e irregolare; si hanno poi ritardi ed errori dovuti alla organizzazione arcaica dell'attività agricola: al momento, neppure l'istituzione di un numero abbastanza considerevole di cooperative ha dato esiti consistenti. Per quanto riguarda le coltivazioni tradizionali, destinate all'alimentazione locale e peraltro in larga misura decimate dalle tremende siccità che a più riprese hanno devastato il paese attorno alla metà degli anni '70, prevalgono il miglio, mentre il riso, coltivato nelle zone irrigue del delta del Niger, è di introduzione recente, così come il mais. Importanti per l'alimentazione locale sono anche la manioca e la batata (patata dolce), nonché taluni ortaggi e legumi. Nelle zone irrigue si pratica in prevalenza un'agricoltura moderna e commerciale, in parte ad opera delle cooperative di contadini di recente istituzione. Disastrosi sono stati però i raccolti di 1980, 1982 e 1983 per i danni causati dalla siccità. Fra le colture predomina il cotone, che è la principale voce dell'esportazione nazionale; seguono l'arachide, il tè e la canna da zucchero. Altri prodotti destinati al commercio sono il tabacco, il karité o "albero del burro", il kapok, ecc. Purtroppo il paese non dispone di foreste, il legname è tutto importato attraverso il Burkina dal Ghana e dalla Costa d'Avorio e i pochi sprazzi di foresta vengono distrutti per offrire legna da ardere alle genti del paese che non dispone di altra energia: degli sforzi dovranno essere fatti per arrestare la desertificazione con piantagioni di Curcas che fra le tante doti, coi semi, offrirà gas ed energia alle popolazioni del paese; sono solo prodotti discreti quantitativi di gomma arabica. Da rilevare poi il grave fenomeno del contrabbando di prodotti alimentari, avviati ai più vantaggiosi mercati della Costa d'Avorio, del Burkina Faso e del Senegal. La pesca viene effettuata solo sul fiume Niger, visto che il Mali è privo di sbocchi sul mare, ed è destinata esclusivamente all'autoconsumo della popolazione.



SANITA’

Il sistema sanitario locale deve fronteggiare quotidianamente la malaria e la situazione generale del paese lascia aperti ampi spazi anche alla febbre gialla: inoltre molte malattie, trasmesse con il cibo e le bevande, si manifestano sotto forma di diarrea e di dissenteria. Nel paese, oltre al tifo e alle epatiti sono molto diffuse le malattie da vermi intestinali, le dissenterie e la giardiasi. Il problema principale è quindi quello dell'acqua potabile e un deciso piano per la potabilizzazione delle acque e di distribuzione delle stesse permetterebbe di per sé di risolvere almeno in parte i problemi derivanti da questa situazione. Lo stato, in fatto di sanità, spende circa 5 dollari per abitante e ciò denota anche la mancanza di medici messi a disposizione delle popolazioni: cifra esigua ed inadeguata alle reali necessità della popolazione. Ma adeguati progetti legati non solo alla progettazione ma anche alla effettiva realizzazione di piccole unità ospedaliere lungo il Niger potrebbero risolvere parte dei problemi. È segnalata inoltre la presenza di filariosi, di focolai endemici di oncocercosi, della leishmaniosi cutanea e viscerale (più frequenti nelle zone aride), della tripanosmiasi (soprattutto in zone rurali), le febbri ricorrenti, il tifo da pidocchi, pulci o zecche e le febbri emorragiche di natura virale. Anche la tungosi è diffusa come la schistosomiasi (malattia dovuta a un parassita presente nelle acque dolci). In Mali è tuttora praticata la circoncisione, l’escissione e l’infibulazione. Una campagna per l'abbandono delle mutilazioni genitali femminili è stata lanciata negli anni '90 dalla leader politica Emma Bonino, che, a fianco dell'organizzazione "Non C'è Pace Senza Giustizia", ha organizzato eventi, iniziative, conferenze e meeting su questo argomento con politici europei e africani.



RELIGIONE

Musulmani (80%, in maggioranza sunniti), animisti (18%), cristiani (1%), altri (1%). Le circoscrizioni ecclesiastiche cattoliche consistono in un'arcidiocesi con sede a Bamako, avente cinque diocesi suffraganee: Kayes, Mopti, San, Ségou e Sikasso.




LINGUE

La lingua più parlata è il francese, per il suo passato di colonia francese.



TRASPORTI

La rete dei trasporti del Mali è molto limitata e comprende, oltre a strade poco e mal asfaltate che collegano Bamako con Segou, l'utilizzo di imbarcazioni per spostarsi sul fiume Niger. Nel nord del paese si usano prevalentemente cammelli negli spostamenti. Un miglioramento delle comunicazioni aiuterebbe il Mali a intraprendere un certo sviluppo, visto che molte delle attività terziarie si svolgono sulle poche strade esistenti e i cibi, facilmente deperibili, giungono nelle zone dove non è possibile la coltivazione in tempi molto lunghi, creando così anche problemi sanitari in quelle zone.



ETNIE

- Malinke: vivono principalmente nella zona di Bamako. Le origini storiche di questo popolo sono abbastanza incerte; sono molto vicini ai Bambara dal punto di vista somatico, linguistico e culturale. Sono in maggioranza di religione animista.

- Bamana o Bambara: appartenenti al ceppo linguistico Mande sono il gruppo più numeroso (circa il 32% della popolazione complessiva del paese). Le regioni in cui i Bambara sono più numerosi sono quelle di Ségou e di Bamako, nella regione di savana al centro del Mali, ma ci sono comunità bambara anche in altre zone. La loro lingua è parlata anche da altre popolazioni della zona. Come i Malinke e i Marka (con cui hanno ancora moltissimi tratti in comune), i Bambara discendono dall'antico Impero del Mali. Sono principalmente agricoltori, in particolare di miglio, e praticano anche l’allevamento. I bambara sono noti per la loro abilità nella lavorazione del legno, ferro, cuoio, ceramica e tessuti. Particolarmente caratteristico della loro produzione artigianale è il chiwara o tjiwara, un copricapo-maschera tradizionale di legno intagliato, in forma di antilope, che viene indossato nelle cerimonie religiose. Tutte le maschere bambara sono realizzate in un particolare stile chiamato segou, caratterizzato tra l'altro da volti piatti, nasi a forma di freccia, e segni triangolari che rappresentano cicatrici decorative. La loro religione è prevalentemente animista; in tempi recenti si è osservato invece un processo di islamizzazione. La società tradizionale bambara è suddivisa in sei caste iniziatiche maschili, chiamate dyow.

- Dogon: vivono intorno alla falesia di Bandiagara a est di Mopti. Pare che abbiano origini nella valle del Nilo e che siano emigrati verso le falesie al confine col Burkina Faso nel XIV secolo fronteggiando le ondate di invasioni musulmane. Sono riusciti a mantenere intatte le tradizioni più antiche grazie alla loro rigida organizzazione sociale e religiosa. Praticano l’animismo e si esprimono in cerimonie e danze rituali in cui le maschere sono il simbolo più importante. Sono coltivatori di miglio e possiedono grande abilità come fabbri e scultori.

- Mande o Mandé: sono un gruppo etnico dell'Africa Occidentale. Sono coloro che parlano le lingue mande e si trovano in Gambia, Guinea, Guinea-Bissau, Senegal, Mali, Sierra Leone, Liberia, Burkina Faso, e Costa d'Avorio. La gente Mandè è legata alla fondazione dei più grandi e antichi imperi dell'Africa occidentale. I Mandé sono strettamente collegati con i Fulani, i Wolof e i Songhay, in termini di cultura ed etnicità. Alcune fonti dicono che i Mandé sono definiti dalla cultura e dalla lingua piuttosto che dall'etnicità, poiché molti diversi gruppi etnici hanno adottato le lingue Mande, i nomi e le tradizioni.

- Fulani (Peul): dopo i Bamana sono uno dei gruppi etnici più numerosi del Mali e sono sparsi soprattutto nella regione del delta, fra il Niger e il confine nord-occidentale con la Mauritania. Sono un’etnia nomade dedita alla pastorizia e al commercio. Loro stessi si definiscono con il nome di Fulbe (al singolare Pullo), nome che deriva da una parola in lingua fulfulde che significa "nuovo". Vi sono diverse teorie sull'origine della popolazione Fulani; una di queste ipotizza che siano i discendenti di una popolazione preistorica del Sahara migrata inizialmente verso il Senegal e in seguito (intorno all'anno 1000 a.C.) lungo le rive del fiume Niger alla ricerca di pascoli per le mandrie. Fulani è la definizione di derivazione anglofona mentre in francese il nome della popolazione è Peul. A loro si deve l'introduzione e la diffusione della religione islamica in Africa occidentale. L'apice dell'impero Fulani fu tra la fine del XVIII e l'inizio del XIX secolo quando una serie di guerre religiose intraprese da Usman dan Fodio rafforzò l'impero.

- Tuareg: di origine Berbera. Mantengono con orgoglio la loro tradizione nomadica anche se i conflitti con lo stato negli anni ottanta e novanta abbiano costretti molti di loro alla vita sedentaria. Per quanto riguarda il loro aspetto fisico, presentano statura anche molto alta, faccia lunga e stretta, corporatura robusta, capelli e occhi scuri. La pelle può essere anche molto chiara, ma non di rado è bruno-scura, segno di un meticciamento di genti sahariane con elementi negroidi. La religione che praticano è l'Islam, anche se vi è chi ha visto in diverse loro pratiche e leggende dei residui di un anteriore animismo. L'epoca precisa di adozione dell'Islam è controversa, ma comunque risale a diversi secoli fa. Le donne hanno una libertà maggiore rispetto ad altre culture islamiche, e tra l'altro possono divorziare dal marito. Quando ciò si verifica, dal momento che le tende sono di proprietà della donna, l'ex-marito si ritrova senza un tetto e deve cercare ospitalità presso parenti di sesso femminile (madre, sorelle).

- Bozo: sono una popolazione stanziata nella parte centrale del delta del fiume Niger fra Djenné e Debo. Sono una popolazione negroide dedicata principalmente alla pesca. Parlano quattro lingue che complessivamente formano il sottogruppo linguistico della lingue bozo.

- Senufo: sono un gruppo etnico distribuito in Costa d'Avorio, Mali e nel Burkina Faso e più precisamente dal territorio a sud di Ségou, nel Mali, fino al nord di Bouaké, Costa d'Avorio. Si tratta prevalentemente di agricoltori sedentari che vivono in villaggi, talvolta circondati da una muro di cinta per proteggersi dalle invasioni dei Mandingo. Le abitazioni tipiche sono cilindriche o rettangolari, realizzate in terra battuta e argilla disseccata e addossate le une sulle altre. Il terreno viene completamente sfruttato e sottoposto alla rotazione delle colture. Piuttosto sviluppata è la coltura del riso, di cui esportano le quantità eccedenti, e richiede particolari lavori di irrigazione e di prosciugamento durante la stagione secca. I Senufo coltivano anche il miglio, che costituisce il loro alimento base, l'igname e il granturco; la manioca e la patata rappresentano colture integrative. Recentemente sono state introdotte delle nuove specie e in particolare l'arachide e il cotone, anche se quest'ultimo non è stato accolto in maniera molto favorevole. Di poca rilevanza risulta l'allevamento di capre e pecore. L'artigianato è praticato solo ed esclusivamente dagli uomini; sviluppata è la tessitura del cotone, grazie anche agli influssi dell'Islam e dei Mandingo. I Senufo lavorano anche il rame ma sono famosi soprattutto per le sculture in legno create da un gruppo professionista di artigiani che danno vita a maschere rituali, raffigurazioni di antenati, porte, sedili. Ogni nucleo familiare porta il nome di un animale sacro e può essere formata da una coppia, dalla famiglia ristretta o da quella allargata; il capo di tale nucleo rappresenta gli antenati e ciò gli conferisce l'autorità di cui gode. Il matrimonio senufo, che può essere legalmente poligamo, può durare diverso tempo arrivando anche a durare diversi mesi nel corso dei quali le famiglie degli sposi si scambiano visite e regali. Spesso la famiglia della fidanzata richiede una determinata somma di denaro. La proprietà della terra è, da sempre, collettiva e sacra e gli abitanti hanno solo un diritto di uso; tuttavia se un individuo dissoda un terreno occupato da geni, può impadronirsene. La vita religiosa dei Senufo è fortemente legata all'organizzazione iniziatica. I riti iniziatici si svolgono durante un arco di tempo di ventuno anni, suddivisi in tre fasi. Il matrimonio, per esempio, è possibile solo se un individuo è arrivato ad un certo livello iniziatico. Il loro pantheon è costituito da due divinità principali, la dea madre e il demiurgo che agisce sugli esseri umani attraverso forze invisibili. La circoncisione non è generalizzata.

- Sarakollé: (detti anche Soninké), sono considerati i discendenti degli abitanti dell'antico impero del Ghana. Sono diffusi lungo la frontiera nord occidentale del Mali, fra Nara e Nioro du Sahel, e nelle regioni adiacenti del Senegal e della Mauritania; alcuni gruppi sono emigrati in Costa d'Avorio e in Francia. Sono tradizionalmente dediti all'agricoltura, all'artigianato e al commercio. La religione predominante è l'Islam. Parlano la lingua soninkè.

- Songhai: sono una popolazione africana stanziata presso il fiume Niger, nel Mali, e costituiscono il 7% della popolazione di questo Paese. Sono agricoltori, e coltivano le rive del Niger e le sue aree di esondazione. I Songhai moderni sono i discendenti del popolo che diede vita all'Impero Songhai, in Sudan, che ebbe una grande importanza nella storia dell'Africa anche grazie alla sua posizione strategica a cavallo fra l'Africa nera e quella bianca. I Songhai sono fortemente berberizzati (vi sono molte analogie con i Tuareg).




BENI DICHIARATI PATRIMONIO DELL’UMANITA’ DALL’UNESCO

- TOMBA DI ASKIA
La tomba di Askia è un monumento funebre del XV secolo situato nella regione di Gao. Si ritiene che sia il luogo di sepoltura di Askia Mohammad I, primo imperatore di Songhai. L'UNESCO descrive la Tomba di Askia come un ottimo esempio delle costruzioni monumentali in fango tradizionali nel Sahel (in Africa occidentale). Il complesso include una tomba piramidale, due moschee, un cimitero e una spianata che li raccoglie. Con i suoi 17 metri d'altezza, la Tomba è il più imponente monumento dell'architettura precoloniale nella regione. È anche il più antico esempio dell'architettura di stile islamico che in seguito si diffuse nella regione. La tomba di Askia è usata regolarmente come moschea e centro culturale per la città di Gao. Nei secoli le sue strutture sono state sottoposte a manutenzione regolare tramite applicazioni di fango essenziali per la sua sopravvivenza. Il sito e la zona circostante sono protetti dalle leggi nazionali e locali. E’ stata inserita nella lista dell’UNESCO nel 2004.

- TIMBUCTU
Timbuctu è un'antica città del Mali che raggiunse il massimo del suo splendore intorno al 1300, quando fu polo culturale del mondo arabo e così ricca d'oro da essere considerata una specie di Eldorado del tempo e conserva una piccola parte delle ricchezze culturali dell'epoca, compresi manoscritti del XIII secolo e opere. La città è ancora viva in epoca moderna e pur non godendo delle ricchezze materiali di un tempo conserva una piccola parte delle ricchezze culturali dell’epoca, compresi manoscritti del XIII secolo e opere di Avicenna (980-1037, medico, filosofo, matematico e fisico persiano che scrisse circa 450 libri ed è considerato il padre della medicina moderna). Moltissime delle costruzioni della città sono state erette e costruite col fango, che garantisce una notevole solidità, dato che la città si trova in una regione desertica del Mali, e la possibilità che piova è prossima allo zero. E’ stata inserita nel 1988 nella lista dell’UNESCO e proposta come una delle sette meraviglie moderne.

- ANTICO VILLAGGIO DI DJENNÉ
Djenné è una piccola città (nella regione di Mopti) di grande interesse storico e commerciale nel Delta del Niger del Mali. È situata ad ovest del Fiume Bani (il Fiume Niger scorre diversi chilometri a nord-ovest). È famosa per le sue architetture di mattoni di fango, molto notevole è la Grande Moschea di Djenné, ricostruita nel 1907. Nel passato, Djenné fu un centro di commercio e cultura, fu conquistata un gran numero di volte a partire dalla sua fondazione. Il suo centro storico è stato designato Patrimonio dell’Umanità dall’UNESCO nel 1988.

- FALESIA DI BANDIAGARA (terra dei Dogon)
La Falesia di Bandiagara è un'importante formazione rocciosa costituita da una falesia di roccia sedimentaria che si eleva a circa 600 metri sul livello sabbioso sottostante. Si estende da sud verso nordest per circa 200 km, sino al massiccio Grandamia. Il massiccio termina con l'Hombori Tondo, il picco più alto del Mali (1.155 m), all'interno della zona di Bandiagara, celebre per la sua rilevanza etnologica, archeologica e orografica. L’area della falesia fu abitata prima dai Toloy e poi dai Tellem.
Si ritiene che i Tellem fossero un popolo di Pigmei provenienti dall’Africa subsahariana e che si siano stabiliti nella zona intorno all'XI secolo. In un primo periodo abitarono le grotte sui pendii della falesia a cui accedevano probabilmente tramite corde. Gli scavi archeologici hanno permesso di trovare oggi in situ numerosi residui ossei, oggetti, tessuti, perle, e ceramiche. I Tellem vivevano di pesca, di raccolta e di agricoltura a zappa, di allevamento e di caccia all’arco. In seguito, iniziarono a costruire case e granai dalla caratteristica forma a cono tronco, ancora oggi visibili in diversi punti della scarpata. Furono soppiantati dai Dogon intorno al XIV secolo. Venivano dal Mandé e arrivarono alle falesie provocando la fuga dei Tellem verso sud, nel Burkina Faso. Si ritiene che i Dogon si siano insediati dapprima presso l'odierno villaggio di Kani Bonzon, per poi diffondersi sul pianoro, nella falesia e nelle circostanti pianure di Seno-Gondo. Ancora oggi i Dogon abitano i numerosi villaggi arroccati fra le rocce nella parte inferiore della scarpata, vivono in capanne di fango e usano le grotte dei Tellem come luoghi di sepoltura. Alcuni studiosi ipotizzano che dei Tellem si possano essere fusi con i Dogon, come sembrerebbe essere testimoniato da elementi di cultura materiale, quali statue di legno denominate ancora oggi Tellem, tuttora in uso presso i Dogon, e soprattutto la misteriosa storia delle conoscenze astronomiche particolarmente avanzate di cui sarebbero stati a conoscenza i Tellem e di cui resterebbero tracce nelle leggende dei Dogon. In particolare, i Tellem credevano che la loro origine fosse da trovarsi nella stella Sirio, cui attribuivano l’esistenza di una stella gemella: tale situazione è stata confermata dalla scienza astronomica solo nella seconda metà del XX secolo. I Tellem credevano inoltre in un dio unico supremo, Amma, che ricorda per molti aspetti l’Ammone egizio. Avevano anche cognizione della presenza di un popolo antichissimo, cui per certi aspetti erano legati, gli Andoumboulou, cui veniva attribuita la conoscenza di parole magiche capaci di trasportare e lavorare le pietre, nonché la conoscenza di tecniche architettoniche assai complesse. L’area della falesia rappresenta uno dei siti di maggiore interesse archeologico, etnologico e geologico dell'Africa Occidentale, ed è stata designata Patrimonio dell’Umanità dall'UNESCO nel 1989.



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